mercoledì 23 settembre 2009

La free press multimediale

In un mercato saturo, il giornalismo si reinventa scoprendo nuovi modi per fare informazione
di Laura Longo

Chi sente bruciare il sacro fuoco della professione giornalista dovrà allontanarsi dal classico modo di intendere il mestiere. Inutile nascondersi dietro un dito: il mercato oggi è saturo e almeno per i prossimi anni non esistono possibilità di lavoro vero. I giornalisti italiani disoccupati in ambito nazionale sono all’incirca duemila, mentre l’esercito dei cosiddetti free lance – oggi più per obbligo che per scelta - conta quasi venticinquemila unità.
Tra questi, pochissimi sono quelli che guadagnano vendendo i loro servizi a testate serie, visibili e, soprattutto, paganti. Come se non bastasse, la crisi dei media nel prossimo biennio dovrebbe comportare l’uscita di 2.500 professionisti dalle redazioni. Frequentare le scuole specializzate spesso non aiuta più di tanto. Basta guardare all’Ifg di Milano: il 20% degli allievi non ha un posto fisso. Troppi master universitari mentre i giornali boccheggiano: la pubblicità diminuisce e minore è la diffusione delle copie. C’è da sottolineare il fatto che l’editoria sta vivendo un momento di grandi cambiamenti. È indubbio che il modello attuale di produrre e distribuire informazione non è più competitivo e adatto a reggere sul mercato. È necessario rivedere il modo stesso di produrre e consumare informazione. Ampi dibattiti e proposte stanno scaturendo per ciò che riguarda l’editoria web e la possibilità/necessità di far pagare agli utenti le notizie in rete.
Editoria tradizionale in ginocchio a causa dell'appiattimento e del web
Una delle soluzione per uscire da questo vicolo cieco, non potendo accedere in pianta stabile a una redazione, è mettersi in proprio fondando una free press cioè un giornale a distribuzione gratuita che raggiunga il maggior numero di lettori per conquistare il maggior numero di spazi pubblicitari.La scelta di orientarsi su questo tipo di prodotto editoriale è dovuta al fatto che i lettori leggono poco e comprano sempre meno i giornali. L’avvento di internet e la gratuità dell’informazione nazionale sul web hanno dato il colpo di grazia al fenomeno dell’editoria tradizionale. Tuttavia le cause della disaffezione dei lettori alla lettura sono tante come il generale appiattimento dell’informazione, definita dagli stessi, sterile, preconfezionata, senza novità e scoop eclatanti. Solo con questi presupposti è riuscito a entrare preponderante il fenomeno della free press, capace, con la sua distribuzione capillare e gratuita, di conquistare anche il pubblico meno attento alla lettura in genere, come i giovanissimi.
I free press: antidoto alla disaffezione alla lettura
La free press è un giornale più a misura d’uomo concentrato sui contenuti e diversificato per area territoriale. Un prodotto che per sua natura è radicato in un determinato territorio. Le grandi città consentono una maggiore tenuta di questo genere di testata grazie alla maggiore ampiezza del mercato pubblicitario e alla capillarità della distribuzione delle copie stampate. Ciononostante è possibile fare free press anche in provincia. Ma purtroppo non tutti riescono a decollare. Non tanto per le difficoltà legate ai problemi di costi di stampa e tipografia ma per ragioni di tipo organizzativo. Al Sud, infatti, la raccolta pubblicitaria ovvero l’advertising on line e l’interazione tra carta e web stentano a espandersi perché persiste un radicamento culturale che dà maggiore importanza e autorevolezza alle grandi testate tradizionali gestite da grandi gruppi imprenditoriali, dando un ruolo marginale alle piccole (ma altrettanto valide) testate di informazione locale.I punti di crisi riguardano tanti aspetti. Da parte dell’investitore sussiste ancora una certa pigrizia a non impegnare il proprio denaro sulla free press, perché vista come stampa di serie B. Da riconoscere però uno dei suoi maggiori pregi, in termini di business, sono i costi pubblicitari decisamente più contenuti.
Free press in formato cartaceo e multimediale
Affiancare la carta al sito web, con tanto di forum e commenti, aggiornamenti costanti potrebbe portare nel giro di un paio d’anni a risultati interessanti. E chi ha fiuto per l’editoria l’ha capito: piccole aziende ogni giorno cercano di sviluppare nuove tecniche di lettura dei contenuti del cartaceo sul web, applicando metodi innovativi come sfogliare il giornale anche in rete. L’utente, avendo apprezzato già il cartaceo, si fidelizza maggiormente con il web. E se qualcuno perde l’ultima edizione, si può consolare, sfogliando il numero perso on line, con la stessa grafica del cartaceo, ma in versione pdf/flash.
La “nanopublishing”: informazione settoriale
Finora l’ultima tendenza in Italia di free press è quella generalista, all’estero invece c’è la controtendenza di diffondere stampa più targhettizzata. Ideare un’informazione specializzata sul web a fruizione gratuita è l’altra direzione a cui la free press timidamente sta dirigendo la sua rotta.Una free press unicamente on line ha un senso di sussistere solo se tratta informazione settoriale, di un campo che si conosca poco dove si possa offrire risorse inedite o suggerimenti dettati dall’esperienza e dalla formazione professionale, conquistando in un ragionevole lasso di tempo, visitatori e autorevolezza. Questo genere di fenomeno editoriale è soprannominato nanopublishing. L’etimologia della parola deriva dal termine “nano” che indica un sistema d'informazione snello e leggero e da “pubblishing” ovvero l'editoria spicciola, diretta e capace di interpretare i nuovi modelli comunicativi. L’arte del nanopublishing è una nuova forma di giornalismo divisa per aree tematiche che permette ai singoli nanopublisher di postare i propri contenuti dietro un corrispettivo in denaro. In Italia simili modelli di informazione on line li troviamo nella community di Blogo.it o nell’iniziativa di Fanpage, uno spazio tematico dove l’utente diventa il vero protagonista dell’attività: anticipa fatti, propone idee o scrive redazionali di proprio pugno.Una revolution con cui l’editoria tradizionale dovrà presto fare i conti. La rete sarà il nuovo mezzo per ottenere nicchie di cultura specifica dove il sapere dei bloggers e l’ambiente collaborativo porterà a un’informazione di qualità. In soldoni, si tratta di enormi profitti grazie alle micropubblicità che di conseguenza attirerebbero i potenziali investitori interessati a gruppi omogenei di lettori.


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Articolo tratto da Ripensandoci

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